Perché serve una Fondazione per gli impianti

Prendiamo spunto dalla proposta formulata da Dentella (Sviluppo Monte Poieto, “Poieto”) per riformulare le nostre riflessioni e proposta sugli impianti per lo sci.

In sintesi noi riteniamo che:

  • La proposta di Poieto (costi e investimenti pubblici / profitti privati) vada in direzione opposta a quello che serve (tutti i profitti dei prossimi 15 anni devono venire reinvestiti);

  • Se il Comune di Carona è disponibile ad un intervento del tipo ipotizzato da Poieto, è un’ottima notizia che apre a diverse soluzioni e proposte, compresa la nostra offerta che ribadiamo, quindi sarebbe importante avere da Carona un’indicazione chiara a favore di tutti;

  • Ci sono aspetti che rendono la proposta di Poieto non percorribile, ma è un bene che si cominci a parlare pubblicamente di soluzioni, con i Comuni, con Poieto e chiunque altro voglia impegnarsi;

  • La nostra proposta è: gestore no-profit e capitali pazienti. La realizzeremo attraverso una Fondazione (o simile), aperta a chi condivide il nostro progetto.

Di seguito le nostre considerazioni in dettaglio in 5 capitoli, per chi vuole ragionarci e per i Comuni.

“Costi e investimenti pubblici, profitti privati” non sembra una grande idea per il futuro

Nella soluzione proposta da Poieto, a prescindere dalla fattibilità e convenienza, succede che:

  • Non è più Poieto ad acquistare gli impianti, Poieto fa da mediatore nell’acquisto ma poi diventa esclusivamente il gestore. Gli impianti di fatto li acquistano i Comuni, Carona investendo 700mila euro di capitali propri e Foppolo investendo 700mila che riceve come affitto anticipato per 7 anni;

  • I costi di manutenzione straordinaria degli impianti diventano a carico dei Comuni, così come tutti i costi di migliorie e rifacimento;

  • Poieto diventa gestore fino al 2036 (senza passare per un bando).

Ovvero: in questa proposta i costi di manutenzione e di rifacimento diventano pubblici, i ricavi rimangono privati (di Poieto) per 15 anni e gli investimenti non si sa chi li garantisce, si spera nei Comuni, in contributi pubblici e in donazioni private.

A noi sembra una soluzione che è contro gli interessi della stazione per due motivi:

  1. Si perdono gli unici soldi sicuri disponibili per investimenti futuri, che sono quelli che vengono dal margine di gestione. Non sono pochi: l’anno scorso Poieto ha messo da parte 700mila euro. Vuol dire poter fare una revisione generale, oppure una nuova seggiovia in 5 anni. Vuol dire almeno 10 milioni in 15 anni. Tanti o pochi, sono gli unici su cui si può contare, il resto (finanziamenti pubblici, donazioni) sono speranze e fantasie. Se separiamo i ricavi della gestione dagli obblighi di investimento togliamo al comprensorio l’unica fonte di finanza certa.

  2. Non è un assetto convincente per attrarre contributi di terzi. In primo luogo, c’è molto scetticismo dove la proprietà è comunale: si è sperimentato in vari casi e non ha funzionato (senza pensare al caso spettacolare di Brembo Super Ski), per l’ovvio motivo che il solo costo di manutenzione di un paio di seggiovie si mangia metà del bilancio di un comune di montagna. In secondo luogo, se i ricavi e i profitti sono in mano ad un privato, perché dovrebbero esserci donazioni e contributi pubblici per favorirlo?

E allora che si fa? Se un privato investe dovrà pur guadagnare o no?

Intanto il privato deve investire, mentre qui invece ad investire sono i Comuni o altri benefattori.

In secondo luogo, non è detto che il gestore debba essere for profit. Noi abbiamo già suggerito, e siamo pronti a finanziare, una soluzione alternativa: i ricavi e i profitti devono andare interamente ad un ente no-profit (esempio: una fondazione) che si impegna a re-investire il 100%, per statuto, in modo trasparente e verificabile.

Questo non vuol dire che il lavoro e i capitali devono essere forniti gratis o che ci sia una gestione pubblica. Parliamo di Fondazione non a caso: un soggetto privato, efficiente, performante, che paga in modo onesto tutti gli input,  ma che ha la missione di investire nel territorio, non di distribuire profitti agli azionisti.

Secondo noi serve un gestore no profit e dei capitali pazienti – lo spieghiamo meglio alla fine. Intanto continuiamo ad analizzare la proposta

Se il Comune di Carona è disponibile a fare un investimento come proposto, è importante farlo sapere a tutti subito

Nella proposta di Poieto, il Comune di Carona:

  • Acquista per 700 mila euro tutte le infrastrutture che sono sul proprio territorio (seggiovie, innevamento, tappetino);

  • Si prende in carico la manutenzione e le migliorie di questi impianti (quindi il rifacimento dell’Alpe Soliva e la revisione generale del Conca Nevosa);

  • Li concede in gestione per 15 anni a fronte di un canone pari al 5% dei ricavi.

Trascuriamo per ora il fatto che il Comune non può prendersi questi impegni multi-milionari in una trattativa privata a favore di un unico soggetto, ovvero sarà necessario un progetto e un piano industriale, la valutazione di alternative e poi un bando pubblico. Concentriamoci sull’idea di massima: il Comune di Carona è intenzionato ad assumere un ruolo di questo tipo?

Un’iniziativa in questo senso del Comune di Carona sarebbe una notizia magnifica, vuol dire che Carona si candida ad essere uno dei fornitori di “capitale paziente”, potendo farlo visto il bilancio e gli interessi.

Infatti, nella primavera del 2019 avevamo fatto al Comune di Carona una proposta identica nei termini di partecipazione di Carona all’acquisto degli impianti, ma con una differenza sostanziale: la gestione veniva poi affidata ad una società no profit obbligata a reinvestire tutti i profitti – che dovrebbe essere molto preferibile per l’interesse del territorio.

Questa proposta la ribadiamo: se il Comune di Carona è disposto ad acquistare gli impianti a 700 mila euro e sostenere per 15 anni investimenti e manutenzioni in cambio del 5% dei ricavi, noi siamo interessati ad offrire anche una percentuale superiore per gestirli con una società no profit obbligata a reinvestire tutti i profitti per i prossimi 15 anni.

Quindi sembra necessario che il Comune di Carona si esprima ufficialmente sul tema, ben prima dell’asta, in modo che tutti i  potenziali soggetti privati possano rifarsi i conti e fare le proprie offerte e proposte.

Peraltro, se il Comune di Carona ha intenzione di comprare a 700mila euro certi impianti, perché non fare un’offerta direttamente al Fallimento e poi aver le mani libere per trovare il miglior gestore con una gara? Oppure, potrebbe fare un bando per partecipare alla prossima asta in compartecipazione (come la manifestazione di interesse fatta ad agosto 2019 alla quale noi avevamo aderito). Ma questi sono aspetti formali da studiare per evitare pasticci, ora sembra urgente che Carona esprima un indirizzo/intenzione rispetto a queste proposte.

La proposta che riguarda Foppolo è irrealizzabile

La proposta di Poieto a Foppolo è uno scambio di beni impossibile, possiamo dirlo perché ci interessa in prima persona. Lo scambio sarebbe:

  • Poieto regala a Foppolo l’innevamento ex-Unicredit e il Valgussera, ma prima Poieto deve comprare da DP la parte immobile di questi beni;

  • Foppolo regala a Poieto la gestione di IV e MB, ma prima Foppolo deve comprare da DP questi due impianti.

Quindi si tratta di beni che vanno comprati da DP: prima di scambiarli qualcuno ha intenzione di pagarli? Altrimenti, diciamo con umiltà e sorriso, forse se ne dovrebbe parlare con DP visto che sono suoi?

Inoltre, non è realistico ipotizzare che il Comune di Foppolo, in dissesto, si prenda carico di manutenzioni e di tutti i problemi connessi con la proprietà degli impianti. Come possiamo pensare che il Comune di Foppolo compri due impianti da DP (con quali soldi?), si prenda in carico per 15 anni la manutenzione di questi due impianti e del Valgussera (con quali soldi?), per vedere i primi introiti nel 2028? Chi paga nel frattempo? E quale sarebbe la convenienza per il Comune: riavere gli impianti liberi nel 2036 dopo averli rifatti nuovi in 15 anni?

Sembra esserci la convinzione che i beni di DP siano a disposizione di tutti, gratis, perciò forse è utile chiarire che:

  • Noi di DP non abbiamo gioia di essere proprietari di impianti, perché sappiamo che gli impianti richiedono manutenzioni e investimenti enormi. Però non regaliamo niente a nessuno, per usare i nostri beni bisogna pagarli.

  • Siamo disposti a essere “capitale paziente” con i nostri beni e investimenti, ma solo a patto che questo serva a creare un futuro sicuro del comprensorio. Non rinunciamo a soldi nostri perché vadano in tasca ad un altro privato che ha carta bianca.

  • Se non c’è una soluzione che ci convince, non chiediamo niente a nessuno, abbiamo il nostro progetto e provvediamo noi direttamente alla gestione delle nostre piste con i nostri beni, con o senza partner, non è mai stato un problema e non abbiamo mai fatto ostacoli per il “biglietto unico” (anzi …).

Comunque, è bene che si cominci a ragionare pubblicamente su proposte e soluzioni

Oggi Poieto, pur non essendo ancora proprietario di alcun bene nel comprensorio, ci stimola a ragionare con una proposta concreta.

Chi deve ragionare? Ci sono dei proprietari di beni strategici, tra cui DP, ci sono i Comuni che possono giocare un ruolo o no (dipende dalle loro intenzioni e possibilità) e ci sono i beni in vendita dal Fallimento. Il 22 aprile o il 22 maggio sapremo se questi li avrà comprati i) Poieto, ii) qualcun altro, o iii) nessuno.

Nel primo caso parleremo con Poieto, nel secondo con l’altro, nel terzo con il Fallimento. Come DP, e lo stesso vale immaginiamo per i Comuni, dobbiamo valutare tutti e tre i casi, senza preferenze e con la porta aperta a qualunque proposta.

Ci sembra positivo che si cominci oggi a pensare seriamente a soluzioni. Per anni lo abbiamo fatto a Ottobre e sotto la minaccia “altrimenti rimane chiuso”. Adesso siamo per fortuna ad Aprile e di minacce o rischi ravvicinati non ce ne sono.

Di certo è che nei prossimi 50 gg avremo un esito sui beni del Fallimento ed è intelligente discutere e prepararsi ai diversi scenari.

Se il Comune di Carona (o un altro Ente Pubblico) ha intenzione di partecipare alla soluzione del puzzle impianti con un incentivo grande o piccolo, è un’ottima notizia e deve essere chiara e pubblica, in modo che tutti possano ragionarci e fare le proprie proposte.

Poieto certamente è benvenuto, si è impegnato più di qualsiasi altro fissando un prezzo e mettendo giù una caparra per i beni del Fallimento. Anzi, leggendo la proposta, sarebbe bello che anche Poieto passasse dalla parte dei “capitali pazienti”, usando i suoi stessi numeri: potrebbe completare l’acquisto e affittare gli impianti alla Fondazione in cambio del 5% dei ricavi.

Il problema del comprensorio non è trovare un gestore, il problema è un assetto che garantisca gli investimenti indispensabili nei prossimi 5, 10, 15 anni

L’equivoco è pensare che il problema del comprensorio sia trovare un gestore. Trovare un gestore non è mai stato un problema e mai lo sarà, lo abbiamo sempre trovato o messo in piedi, anche temporaneo, anche all’ultimo momento.

Sappiamo tutti che la pura gestione degli impianti, finché si possono scansare gli investimenti, è molto redditizia. Se c’è “qualcun altro” che si occupa di manutenzione e investimenti per 15 anni e il gestore deve solo pagare il 5% dei ricavi, si forma la fila di gestori disposti a pagare i canoni in anticipo per partecipare all’affare. Probabilmente offrono anche il 20% dei ricavi.

Il problema del nostro comprensorio è un altro: garantire che ci saranno delle infrastrutture competitive tra 5, 10, 20 anni. I costi di manutenzione straordinaria e di ammodernamento sono enormi, tra quelli certi e quelli imprevisti. In particolare, il nostro comprensorio ha un bisogno urgente e potenzialmente infinito di manutenzioni e ammodernamento.

E’ un problema matematicamente semplice.

A parte i soldi che piovono dal cielo, a cui uno può credere o meno, per pagare gli investimenti si deve attingere dai profitti della gestione. I costi e i ricavi del comprensorio sono quelli, quindi per creare spazio per gli investimenti bisogna (a) ridurre il profitto del gestore e (b) ridurre la remunerazione del capitale investito. Con l’ente no-profit si riduce a zero la parte (a). Per ridurre la parte (b) servono dei proprietari di lungo termine che si accontentino di una remunerazione standard e lenta, magari perché hanno un interesse più ampio dal miglioramento della stazione (li chiamiamo “capitali pazienti”).

Se abbiamo un gestore no profit e dei capitali pazienti, c’è un flusso di profitti da reinvestire. Se abbiamo un gestore che mette via cassa ogni anno e si finanzia con capitale imprenditoriale, gli investimenti rimangono ipotetici (la Regione, il Comune, i benefattori, … o peggio l’ingegneria finanziaria, che poi sappiamo come va a finire).

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