Gestore no-profit: soluzione irrealizzabile o scartata senza discuterne?

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Nell'articolo allegato gli amministratori locali dicono che la proposta di Devil Peak è irrealizzabile perché valuta 600 mila euro il ramo di azienda venduto in Asta.

È una dichiarazione … strana!

Il contenuto della proposta di Devil Peak è tutt’altro: possibile che i Comuni e la Comunità Montana non abbiano capito la nostra proposta e la citino a sproposito?

  • Nella proposta (ultima versione del 17 giugno 2020) non c’era nessun sconto rispetto al prezzo di asta fissato dal Fallimento, né tantomeno si proponeva di offrire 600 mila euro per il ramo d'azienda. Al contrario: si proponeva ai Comuni di spendere metà dei 1,5 milioni preventivati e noi ci saremmo accollati il resto, a parità di incasso per il Fallimento.

  • Non capiamo perché si dica che è "irrealizzabile". Magari si poteva discuterne cinque minuti per perfezionarla e poi parlarne con il Fallimento. In linea di principio, visto che rispettava il prezzo d'asta e dimezzava il costo per gli Enti, non si vede perché non fosse realizzabile.

Più che irrealizzabile, probabilmente si tratta di una proposta che è stata scartata a priori, tanto che non si è nemmeno perso tempo a parlarne. Il che è lecito, nessuno obbliga i Comuni e la Comunità Montana a discutere tutte le proposte che arrivano.

A noi vengono alcune considerazioni.

1) Siete proprio sicuri che l’idea della no-profit sia sbagliata?

Il nocciolo della nostra proposta è che la società degli impianti sia una fondazione o una no-profit, ovvero obbligata a reinvestire tutti i profitti nel miglioramento dell’offerta turistica. Con questa ragione sociale, può essere una società compartecipata dal pubblico e da quei privati, come Devil Peak, che hanno interesse nel rilancio della stazione nel lungo termine.

Oggi ci sono le condizioni per fare una tale società, perché i Comuni e CM hanno a portata di mano un finanziamento da Finlombarda e BIM e c’è un privato che si impegnerebbe a sostenere la cosa conferendo degli asset importanti (e probabilmente se ne potrebbero coinvolgere altri).

Secondo noi, nel rinunciare a questo progetto gli Enti Locali fanno un errore storico, proprio nel periodo di programmazione olimpica e di ridefinizione del modello di gestione delle stazioni lombarde. Si potrebbe creare qui l’esempio di una gestione trasparente, efficiente, capace di remunerare le infrastrutture, con credibilità per presentarsi ad interlocutori istituzionali. Si potrebbero coinvolgere nel consiglio esperti di rinomanza mondiale che amano il comprensorio.

È anche un errore finanziario, perché il Comune di Carona si troverà comunque a spendere di più e peggio di quello che investirebbe oggi (lo abbiamo scritto al Sindaco … risentiamoci nel 2023 per vedere se ci sbagliavamo).

Non pretendiamo che ci venga spiegato perché questa è un’idea sbagliata, ma perlomeno riteniamo corretto che qualcuno si prenda la responsabilità di dire “l’idea della no-profit non ci piace, preferiamo che si arrangino i privati”, anziché dire che è irrealizzabile, travisandone i contenuti e senza averla discussa.

2) Stiamo seguendo il metodo giusto per aprire un nuovo capitolo del comprensorio?

Abbiamo scritto ai due Sindaci e al Presidente della Comunità Montana una doglianza:

“Ci rammarichiamo di dover leggere dai giornali delle vostre scelte e iniziative, senza mai, non dico una risposta diretta a noi per carità, ma perlomeno un documento o un verbale di Consiglio dove si possa apprendere cosa viene pensato, discusso e deciso, per questioni dove sempre poi si invoca l'interesse pubblico e la pubblica utilità”.

Al solito, si arriva a settembre e comincia a scattare la motivazione dell’urgenza. Adesso si deve fare tutto di corsa: bandi, accordi, concessioni, manleve. Non c’è tempo per pensare o scegliere, non c’è tempo per sentire diversi soggetti interessabili, tutto diventa obbligato, procedura di urgenza, tempi minimi.

Ma santa pignatta … da gennaio a maggio passiamo il tempo a scrivere idee e sollecitare e nessuno presta attenzione. Nessuna discussione o iniziativa pubblica sul tema, nessun investitore o partner contattato, nessun sondaggio di idee o proposte. Fino a che arriva agosto e spunta la soluzione unica, che poi passate le ferie di agosto diventa quella obbligatoria perché ormai è troppo tardi.

Penso che tutti (enti pubblici e operatori privati) siamo d’accordo che è il momento di aprire un nuovo capitolo per il comprensorio.

Nuovo capitolo significa avere una bozza di una visione e un programma pluriennale sia per lo sci che per il non sci. Se la cosa è di interesse pubblico, gli Enti dovrebbero facilitare una discussione per mettere sul tavolo tutte le soluzioni e i possibili contributi. La Regione stessa ha stimolato l’utilizzo di “Accordi di Territorio” per lo sviluppo della montagna. Sicuramente in questa discussione si troverebbe una soluzione anche per gli impianti, anzi se ne troverebbero più di una perché all’interno un programma chiaro si possono attrarre investimenti e investitori.

3) … oppure LASCIAMO fare ai privati, ma senza voler decidere

Se ora gli Enti locali dicono “non sta a noi programmare e investire, lasciamo che i privati decidano e facciano quello che vogliono, il turismo e lo sci sono un business privato”, è una posizione comprensibile e va benissimo. Per un investitore privato è importante sapere con certezza: o è un progetto “di territorio” e deve capirne la direzione o è un progetto completamente privato e la direzione la decide lui.

Noi rimaniamo disponibili se per gli impianti si va verso una soluzione di territorio, ovvero mista pubblico-privato o in forma di fondazione o di no-profit, per tutti i motivi che abbiamo già espresso. 

Se invece gli Enti decidono di lasciare che si vada verso una soluzione prettamente privata, con un soggetto privato in controllo degli impianti che decide in autonomia cosa fare, quando, quanti soldi mettersi in tasca e quanti investire, noi crediamo che la parola chiave sia LASCIARE, ovvero gli Enti non dovrebbero fare -- come si suol dire -- da "banca d'affari", ovvero cucinare soluzioni e coordinare le azioni dei privati, che poi vuol dire inevitabilmente condizionarle.

Agli Amministratori, per evitare incomprensioni, abbiamo scritto in modo più esplicito:

“Se parliamo di uno sforzo in cui ciascuno METTE qualcosa per una visione di dieci anni di investimenti nel comprensorio, ma nessuno intasca profitti, salvo retribuire in modo moderato e trasparente l'apporto di ciascuno, allora ci siamo e parliamone.

Se parliamo di una soluzione in cui si devono dare le chiavi del comprensorio ad un privato e farlo pure in fretta senza alcun progetto o garanzia, prendiamo atto della vostra scelta, ma in quel caso crediamo di aver diritto di muoverci liberamente, da privato a privato, senza intercessione dei Comuni, liberi di decidere di partecipare o supportare chi, se e come”.

* * *

Mai pensavamo di scrivere così tanto in questo blog … speriamo sia utile per una discussione costruttiva.

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